
Il 15 agosto 1944, Festa della Assunta, la zona di Reana del Rojale, un comune a Nord di Udine, fu investita da un imponente rastrellamento da parte delle truppe tedesche. Da parecchi mesi infatti i partigiani della Osoppo Friuli, guidati da Marino Silvestri, avevano preso di mira la linea ferroviaria Pontebbana, che passa proprio nel territorio di Reana. Questa ferrovia era strategica per l’esercito tedesco: attraverso il valico di Tarvisio infatti consentiva il collegamento diretto con l’Austria e la Germania, in pratica aveva la stessa importanza del collegamento dal Brennero. I “guastatori” della Osoppo, riforniti e istruiti dagli agenti della missione britannica, utilizzavano l’esplosivo plastico che veniva posto sotto i binari: ogni giorno qualche tratto della linea era fatto saltare e, di conseguenza, il transito dei treni era costretto a lunghe interruzioni. I tedeschi, evidentemente esasperati da questa situazione decisero di attuare una azione di forza, per convincere la popolazione a non dare sostegno agli osovani.
Nella mattinata del 15 agosto (testimoni dicono verso le nove) circa un centinaio di soldati tedeschi e fascisti, dopo aver circondato il paese, iniziarono un sistematico rastrellamento, fermando tutte le persone con più di 15-16 anni. Tutti i fermati venivano portati nella piazza della chiesa di Reana dove si era appostato un reparto tedesco con le mitragliatrici. Dopo alcune ore di rastrellamento furono portate nella piazza 5/600 persone: possiamo immaginare l’animo di questi poveri, costretti per ore sotto il sole cocente, senza mangiare e senza bere, circondati dai soldati tedeschi con la mitragliatrice puntata e senza sapere a quale destino sarebbero andate incontro. Sempre le testimonianze ci dicono che verso le cinque del pomeriggio giunsero numerosi camion e autocorriere i quali, dopo aver caricato i prigionieri, ripartirono alla volta di una caserma udinese. Una buona parte dei prigionieri fu liberata nei giorni successivi, dopo gli accertamenti, ma alcuni furono deportati nei campi di concentramento e alcuni di questi purtroppo non vi fecero ritorno.
Ma un altro fatto sconvolse quella giornata che avrebbe dovuto essere di festa: due osovani, Gian Carlo Marzona “Piero” e Fortunato Delicato “Bologna” si vennero a trovare proprio nel mezzo di tale situazione: furono visti passare con il loro furgoncino, furono anche messi in guardia dal rastrellamento in corso e di cambiare tragitto, ma evidentemente il senso di sfida dovette prevalere in loro. Proseguirono nel loro percorso probabilmente confidando nella efficacia del lasciapassare di cui disponevano, ma furono fermati al Bivio Morena e nella perquisizione che seguì vennero trovate le armi che trasportavano. Per loro non ci fu scampo: furono messe in atto le disposizioni previste in questo caso, con la fucilazione immediata senza alcun processo. I corpi di Piero e Bologna furono lasciati per ore sulla strada così che la gente di Reana, transitando sui camion sulla quale era stata caricata a forza, vide la scena dei due cadaveri stesi a terra: quella scena, unita al dramma della prospettiva della prigionia o ancora peggio dovette costituire un colpo al cuore e un’ondata di tristezza e di angoscia dovette investire tutti i prigionieri.
Subito dopo la fine della guerra sul luogo della fucilazione fu posta una lapide a ricordo dei due osovani, e ogni anno, al 15 agosto, puntualmente i loro amici si sono ritrovati al Bivio Morena per ricordarne il loro sacrificio. Alla cerimonia ha partecipato fino allo scorso anno anche Cesare Marzona, fratello di Gian Carlo e per lunghi anni presidente dell’APO. Ogni anno Cesare ci ha dato testimonianza di una fedeltà alla memoria e al testo stesso una grande nobiltà d’animo, in grado di dare un giudizio sulla storia degli uomini, così carica di ingiustizie e dolori, indicando percorsi di riconciliazione.
Da quest’anno Cesare Marzona non c’è più, ma il ricordo di Gian Carlo e Fortunato non è venuto meno: il 15 agosto saremo ancora in tanti a ricordarli, a ricordare la loro giovane vita ed il loro sacrificio. La cerimonia è stata organizzata assieme all’ANPI e al Comune di Reana del Rojale.
Rassegna stampa
A poche settimane dalla scomparsa di Cesare Marzona, presidente della Associazione Partigiani Osoppo, è mancato un altro protagonista della Resistenza osovana: domenica 3 giugno è morto infatti Mario Toros, 95 anni, protagonista di una storia straordinaria.
Nato nel 1922 da una umile famiglia, a 14 anni va a lavorare in ferriera che fu per lui una grande scuola di vita. La guerra lo porterà in Liguria, nell’Arma aereonautica, da dove rientrerà in Friuli dopo l’8 settembre. Il ritorno al suo paese di Feletto Umberto alle porte di Udine, lo porterà a prendere contatto con la resistenza osovana, alla quale partecipò con il nome di battaglia di “Abba” e distinguendosi con le sue doti di propagandista, in questo incoraggiato dal suo parroco che aveva apprezzato le sue doti di umanità oltre che oratorie.
Nel dopoguerra Toros assunse via via ruoli sempre più importanti nel mondo sociale e politico di quegli anni, carichi di fermenti e di tensioni: fu fra i protagonisti del sindacato cristiano dei lavoratori, prima nella ACLI e poi nella Cisl di cui fu nel 1948 uno dei fondatori. Seguì l’impegno nella politica: nel 1958 fu eletto per la prima volta alla Camera, cui seguirono altre sei legislature, fino al 1987. Nei difficili anni che vanno dal 1974 al 1976 fu chiamato a ricoprire la carica di ministro, prima del lavoro e poi delle Regioni, dimostrando impensabili capacità di mediazione, conducendo estenuanti trattative che spesso si trascinavano per intere nottate ed in cui era indispensabile possedere speciali doti di resistenza.
Finita la responsabilità parlamentare e governativa si dedicò in particolare al mondo della Emigrazione che in Friuli è una realtà particolarmente viva: sono milioni infatti i friulani e i loro discendenti sparsi nei cinque continenti. Toros assunse la presidenza dell’Ente Friuli nel mondo, e divenne ambasciatore della Regione nei paesi dove si trovano la comunità friulane più numerose: Argentina, Australia, Canada, Brasile, Stati Uniti, e i paesi Europei, incontrando quelle comunità così desiderose di mantenere un contatto con i loro paesi di origine.
Negli ultimi anni Mario Toros si è dedicato con particolare impegno alla Associazione Partigiani Osoppo, formalmente rivestendo il compito di presiedere il Collegio dei Probiviri (collegio che non ha mai avuto peraltro necessità di riunirsi…); in realtà egli fu un ascoltato consigliere soprattutto nei momenti più difficili che l’APO ha vissuto in questi anni: anni difficili ma anche densi di soddisfazioni, come la visita del Presidente Napolitano a Faedis per rendere omaggio ai caduti di Porzus. In tale occasione fu determinante il rapporto personale e di amicizia che Toros intratteneva con Napolitano. Così come fu essenziale il suo sostegno nella decisione di invitare per la prima volta dal 1945 la delegazione dell’ANPI a partecipare alla cerimonia di Porzus.
Mario Toros ci ha lasciato una straordinaria eredità: anzitutto di uomo capace di ascoltare la gente soprattutto quella più umile. Lo si poteva constatare ogni qualvolta partecipava a qualche occasione di incontro: ogni volta qualcuno si avvicinava a lui ringraziandolo per un favore, un aiuto e un sostegno, avuto chissà quando e che aveva risolto chissà quanti problemi. Una eredità anche di uomo politico, capace di indicare i gesti e le modalità importanti, come quando ci ricordava che “Noi dell’Apo dobbiamo sempre stare con i sindaci, perché il sindaco rappresenta la gente, la nostra gente e quindi ad essi va il massimo rispetto.”
Udine, 4 giugno 2018
Sarà Roberto Volpetti a guidare l’Associazione Partigiani OSOPPO-FRIULI di Udine, nel prossimo triennio: nei giorni scorsi infatti si è tenuta l’Assemblea straordinaria dei soci della storica associazione friulana, e in tale riunione è stato eletto il dottor Roberto Volpetti alla massima carica.
I lavori assembleari sono iniziati con un momento commemorativo: Gianni Nistri ha letto un brano tratto dal recente libro Angeli Terribili di Gianni Barbacetto, brano che riporta il testo della relazione del comandante partigiano Francesco De Gregori, dopo il grande rastrellamento tedesco del settembre 1944 nella zona di Attimis e Faedis.
E’ seguito poi il saluto del sindaco di Udine, Pietro Fontanini, il quale ha ricordato il ruolo che l’Osoppo Friuli ha avuto per la difesa della libertà del Friuli. Nel corso dell’Assemblea, presieduta da Paride Cargnelutti, socio e già vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, è stata ripercorsa l’attività svolta negli ultimi sette anni, e che ha visto passaggi importanti per la Associazione degli Osovani: dalla visita a Porzus del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla visita del Ministro della Difesa Mario Mauro, ai tanti momenti di riflessione, dibattito e ricerca storica che sono stati organizzati.
“Mi preme però sottolineare – ha evidenziato Volpetti nella sua relazione – il ruolo essenziale che riveste la Federazione Italiana Volontari della Libertà: l’APO e le altre associazioni partigiane consorelle che vi aderiscono, non hanno senso di esistere senza la Federazione, che i nostri Padri hanno voluto. E’ necessario quindi che l’attività della Associazione si integri sempre più con i programmi e l’attività della Federazione”. Si è quindi sviluppato un ampio dibattito nel corso del quale sono stati posti all’attenzione le prospettive di lavoro per i prossimi anni.
E’ seguita la elezione degli organi sociali per il prossimo triennio e che ha visto la elezione oltre che del Presidente Volpetti, anche del nuovo Consiglio Direttivo che sarà composto da Roberto Tirelli, Carla Toros, Lorenzo Marzona, Paola Del Din, Juri Cozianin, Mario Bertoni, Ferruccio Anzit, Guglielmo Biasutti, Giuseppe Basso e Daniele Cortolezzis.
Eletti anche il Collegio dei Revisori (Graziano Citossi, Tazio De Gregori, Del Fabbro Giacomo Ivano, Italo De Cecco e Paolo Marseu) e il Collegio dei Probiviri (Armando Celledoni, Petruta Soare Baldassar, Edi Colaoni e Simone Bressan) .
Se oggi possiamo parlare dei processi per crimini di guerra compiuti dai nazisti in Italia, lo dobbiamo alla tenacia di un magistrato, Marco De Paolis, che a La Spezia è riuscito ad istruire oltre 430 procedimenti di indagine per crimini di guerra. Proprio il dottor De Paolis assieme a Paolo Pezzino uno dei maggiori storici contemporanei hanno raccontato questa vicenda nel libro “La difficile giustizia” presentato a Udine, presso la Sala Conferenze della Fondazione Friuli in via Manin. L’incontro è stato organizzato dalla Associazione Partigiani Osoppo in collaborazione con l’istituto Friulano di Storia del Movimento di Liberazione. All’incontro erano presenti oltre agli autori, il Comandante regionale dei Carabinieri, generale Vincenzo Procacci, il Comandante provinciale dell’Arma, colonnello Alfredo Vacca, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Colonnello Sergio Schena, la vice prefetto di Udine dottoressa Gloria Allegretto, il presidente del Consiglio Comunale di Udine dottor Enrico Berti. Ospite d’onore il generale Luigi Federici, già Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri. Presenti inoltre numerosi ufficiali e comandanti di vari reparti presenti in Provincia di Udine.
Il dottor Marco De Paolis, ora Procuratore Generale Militare presso la Corte Militare di Appello di Roma all’epoca in servizio presso il piccolo ufficio giudiziario di La Spezia è riuscito ad istruire, in qualità di pubblico ministero, oltre 430 procedimenti di indagine per crimini di guerra. Di questi, 313 definiti tra i 2002 e il 2008 e undici conclusi dal 2003 al 2008, data della soppressione dell’ufficio. Dopo il ritrovamento, nel 1994, del famoso armadio della vergogna, con dentro centinaia di fascicoli sui crimini di guerra commessi sulla popolazione italiana tra il 1943 e il 1945, non seguirono interventi normativi per recuperare il tempo perduto e restituire cosi giustizia alle persone colpite. I morti a Sant’Anna di Stazzema, Civitella Val di Chiana, Monte Sole – Marzabotto, Cefalonia (tutti processi dove De Paolis ha svolto il ruolo di pubblico ministero) non bastarono per spingere il Parlamento ad una accelerata in tema normativo: semplicemente ci fu una trasmissione dei fascicoli ritrovati alle procure militari. In particolare, 38 fascicoli furono mandati alle procure di Napoli, Bari e Palermo e gli altri 657 furono divisi nelle cinque procure militari di Roma, Padova, Verona, Torino e La Spezia. Di fatto, quasi un terzo di tutti i 695 fascicoli e quasi la metà di quelli dell’Italia settentrionale furono inviati a La Spezia, la cui giurisdizione territoriale comprendeva quattro regioni e ventitré province “tra cui - spiega il magistrato - le aree toscane, emiliane e marchigiane nel cui territorio correva la linea Gotica, ossia quella posizione difensiva fortificata ove le truppe tedesche in ritirata avevano attestato le proprie linee di difesa nel tentativo di contrastare l’avanzata alleata”.
“L’unico modo possibile per riacquistare fiducia nella giustizia– racconta il magistrato - era dimostrare loro, con i fatti, e cioè con il compimento di indagini approfondite, che sussisteva un reale impegno della magistratura militare ad accertare fatti e responsabilità a prescindere dal decorso del tempo, senza lasciare nulla di intentato e senza trascurare nessuna posizione individuale, nessuna vittima”. Il secondo pilastro necessario era la costruzione di un rapporto di collaborazione internazionale con le autorità straniere, “in particolar modo con quelle tedesche e austriache, ma anche britanniche e statunitensi nei cui archivi è conservata un’ingente documentazione”, spiega il magistrato, che istituì anche un ufficio investigativo bilingue a La Spezia.
La giustizia difficile racconta questa storia importante fatta di processi, passione, solitudine, razionale equilibrio e oggettività. Leggendo si sente scorrere quella forte passione per la giustizia e i diritti umani.
In questi giorni in cui si rende onore alle Forze Armate e si festeggia il Giorno dell’Unità Nazionale, l’APO ha ricordato i tanti uomini e donne delle Brigate Osoppo che hanno dimostrato con il proprio sacrificio personale di aver amato la Patria: varie delegazioni si sono recate nei tanti luoghi dove sono sepolti coloro che hanno combattuto per la difesa dei propri “Fogolars” come dice il motto osovano.
Sono così stati ricordati uomini e donne straordinari cui è toccato vivere momenti tragici della nostra storia ma che hanno saputo affrontare con coraggio situazioni drammatiche.
“Abbiamo reso omaggio – afferma il presidente dell’APO Roberto Volpetti - alle tombe dei nostri uomini: alle tante medaglie d’oro fra i quali ricordiamo Renato Del Din, Giovanni Battista Berghinz, Aldo Zamorani e Giuseppe De Monte, ai comandanti osovani come Candido Grassi, Manlio Cencig e Marino Silvestri, altri come Giorgio Zardi, Pietro Pascoli, Federico Tacoli e Cesare Marzona che per lunghi anni sono stati presidenti dell’APO. Non abbiamo dimenticato le grandi figure di sacerdoti che ci hanno accompagnato come don Emilio de Roia, don Redento Bello e don Ascanio de Luca. Un ringraziamento al Comune di Udine che provvede a ricordare Gastone Valente, osovano ucciso alle malghe di Porzus, e cittadino benemerito della nostra città.”
“Un fiore - continua Volpetti - è stato portato ai monumenti funebri ove sono sepolti assieme partigiani della Osoppo: quelli di Udine, di Attimis, di Gemona del Friuli e al sacello che sul muro del Cimitero udinese ricorda i fucilati del febbraio 1945.”
“Rendere onore alle Forze Armate – conclude Volpetti – e ricordare coloro che hanno perso la vita per la Patria costituisce il doveroso gesto che dobbiamo compiere, anche se ci rendiamo conto che ciò non basta. Per questo auspichiamo che questo gesto di onore e di rispetto venga compiuto davanti a tutti i nostri ragazzi in quanto è a loro che dobbiamo rivolgere il nostro appello a non dimenticare e a onorare queste persone: in loro dobbiamo riporre la speranza e trasmettere un messaggio di pace per conservare la memoria di quanto è stato. Occorre sempre ribadire che se siamo qui con le nostre libertà lo dobbiamo anche a quegli straordinari giovani che hanno perso la vita per difendere la Patria.”
Associazione Partigiani Osoppo – Friuli
Si è svolta sabato 24 novembre a Pordenone la cerimonia per ricordare la figura di Franco Martelli, nome di battaglia “Ferrini” patriota della Brigata Osoppo, fucilato dai tedeschi nel novembre del 1944 e insignito della medaglia d’oro al valor militare.
Nato a Catania nel 1911 Franco Martelli era ufficiale dell’Arma di Cavalleria. Nel 1941 partecipò alle operazioni belliche in Slovenia, come capitano del Reggimento "Cavalleggeri di Saluzzo". Nei giorni seguenti all'armistizio Franco Martelli, rientrato il Friuli, si dedicò all'organizzazione della Brigata Osoppo nella zona di Pordenone assumendo, per oltre un anno, il ruolo di Capo di stato maggiore della formazione "Ippolito Nievo", una formazione mista osovana e garibaldina. Nel novembre del 1944, catturato dai nazifascisti, resistette per giorni alle più atroci torture, finché il 27 novembre fu fucilato nel cortile della Caserma Umberto I° a Pordenone.
Prima di morire Franco Martelli ebbe modo di scrivere al tenente Michele Galati, di Belcastro (Catanzaro), per raccomandargli i suoi quattro figli in tenera età. Galati li adottò ed oggi i discendenti dell'eroe della Resistenza portano il cognome Martelli Galati.
La città di Pordenone fin dall’immediato dopoguerra ha voluto tributare al maggiore Franco Martelli un doveroso omaggio, ricordando così la sua straordinaria figura di patriota: non solo intitolandogli uno dei principali viali di accesso alla città, ma anche ponendo una lapide al cimitero presso il quale è sepolto. Infine da alcuni anni le Associazioni partigiane hanno voluto realizzare un monumento nel cortile interno della Caserma Umberto I° (che nel dopoguerra cambiò nome diventando Caserma movm Franco Martelli) sul luogo ove venne fucilato.
Anche quest’anno la cerimonia dedicata al suo ricordo è stata organizzata dalla Associazione Partigiani Osoppo, dall’Associazione Arma di Cavalleria e dal Comune di Udine. Dopo la Santa Messa presso la Chiesa di San Francesco in via Cappuccini, è seguito l’omaggio alla tomba del maggiore Martelli, con la posa della corona e alcuni interventi di commemorazione della medaglia d’oro da parte delle Associazioni e delle Autorità.
E’ seguita la cerimonia presso il cortile della ex Caserma ove è stato realizzato il monumento che ricorda il luogo della fucilazione. Dopo la deposizione della corona vi sono gli interventi dell’Autorità Comunale,del presidente dell’Anpi di Pordenone Loris Parpinel e dell’esponente dell’Apo Riccardo Tomè. E’ intervenuta la signora Ludovica Martelli Galati, nipote di Franco Martelli e la medaglia d’oro Paola Del Din, presidente emerito della Fivl.
Nella serata di domenica, inattesa è giunta all’Associazione Partigiani Osoppo la notizia della scomparsa del suo Presidente dott. Cesare Marzona di quasi 94 anni, ma sino a qualche giorno fa pienamente partecipe alla vita associativa, pur dalla sua casa di Valvasone.
Piero II°, questo il suo nome di battaglia assunto in onore del fratello Giancarlo, Piero, che era stato fucilato dall’occupante tedesco al bivio Morena di Tricesimo, era uno dei pochi partigiani combattenti ancora in vita, uno degli ultimi testimoni della stagione di libertà in cui i fazzoletti verdi furono dei protagonisti.
Cesare Marzona, di famiglia originaria di Venzone che si era poi trasferita a Valvasone, aveva vissuto anche a Udine, frequentando il Liceo “Stellini”, e a Treppo Piccolo, seguendo il padre Nicolò anche nella professione notarile che già aveva esercitato il nonno Carlo.
Dopo la nomina a S. Pietro al Natisone, Cesare Marzona aveva ottenuto la sede notarile di Spilimbergo in cui ha esercitato per 40 anni stimato e apprezzato per la grande capacità professionale e la disponibilità verso tutti.
Nella città aveva conosciuto la moglie Ebe Poli dei conti di Spilimbergo da cui aveva avuto i figli Nicoletta, Elena e Lorenzo.
Di animo nobile e di grande cultura, era ancora studente quando, assieme ai fratelli Giancarlo e Caterina, aveva scelto di resistere contro i nazisti entrando sin dagli inizi nelle prime formazioni dell’Osoppo, salendo con i suoi giovani amici alla casera Palamajor di Clauzetto.
Gentiluomo di altri tempi, con rare capacità di aperture al nuovo, amante dello sport, ha vissuto l’avventura partigiana con pieno e puro spirito patriottico, alieno da fanatismi e odi. Dopo alcune coraggiose azioni, venne catturato e rinchiuso nel carcere udinese di via Spalato per essere processato dalla SD di via Cairoli assieme ad altri patrioti e quindi subendo la condanna a morte, mai revocata, ma sospesa per l’intervento dell’Arcivescovo di Udine mons. Giuseppe Nogara.
L'ex presidente del senato: in Friuli ombre sulla Resistenza non ce ne sono più "Citando Pier Paolo Pasolini i martiri del 1945 sono patrimonio della Nazione".
Troverete l'intero articolo nell'allegato.
In coincidenza con il settantunesimo anniversario della tragica vicenda delle malghe di Porzus l'Associazione Partigiani Osoppo-Friuli di Udine ha organizzato una intensa tre giorni dedicata alla memoria con una particolare attenzione alle formazioni autonome della resistenza e che ha visto una fattiva e importante collaborazione da parte della Federazione Italiana Volontari della Libertà.
Venerdì 5 febbraio il programma ha avuto inizio nel cimitero monumentale di Udine nei pressi della tomba della famiglia Dormisch ove giace il corpo martoriato di Gastone Valente “Enea” il delegato politico caduto nelle malghe. Con l'intervento del Presidente della Provincia e del Sindaco di Udine, Fontanini e Honsell, nonchè delle parenti superstiti e del rappresentante del Comune di Reana del Rojale, è stata scoperta una targa atta a segnalare la nobile figura del giovane e talentuoso eroe.
La figura di Valente è stata tratteggiata da Roberto Tirelli e da Paolo Strazzolini che per l'occasione ha curato la riedizione riveduta ed ampliata del volumetto biografico predisposto da Sergio Sarti alcuni anni fa.
Il ricordo del valoroso Enea benefattore dei poveri di Udine e dei bambini dell’asilo di Qualso ha richiamato numerose persone a rendergli omaggio.
Più tardi al Cinema Centrale sempre a cura dell’Osoppo è stato proiettato il film “Bisagno” di Marco Gandolfo che racconta vicende rispecchianti molte similitudini con le situazioni in cui nasce la tragedia dei fazzoletti verdi a Porzus ed al Bosco Romagno. Particolarmente toccante è stata la testimonianza del nipote del partigiano cattolico ligure, Aldo Gastaldi, che ha voluto raccontare il tormento, il dolore ed il desiderio di verità e giustizia della famiglia.
Sabato 6 febbraio nella prestigiosa sede di Palazzo Belgrado, ospiti della Provincia, numerosi studiosi provenienti da diverse regioni italiane si sono trovati per un convegno sulle formazioni autonome della Resistenza alla presenza di un numeroso ed attento pubblico fra il quale il senatore Mario Toros, la professoressa m.o.v.m. Paola Del Din e numerosi osovani. Il convegno ha trovato il patrocinio ed il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Udine e della Federazione Italiana Volontari della Libertà. Il saluto dell’Associazione a nome del Presidente Cesare Marzona è stato porto dal vice Presidente Roberto Volpetti, il quale ha ricordato le finalità del convegno, creare un momento di incontro e di conoscenza fra coloro che combatterono per la libertà in nome di comuni ideali senza legami partitici.
Ad aprire i lavori è stato invitato il senatore Franco Marini nella sua veste di Presidente del comitato per i grandi eventi nazionali, che non ha mancato di sottolineare il costruttivo ruolo delle formazioni autonome nell’ambito della costruzione di una nuova Italia democratica. I lavori della sessione mattutina, moderati dal prof. Andrea Zannini della Università di Udine, ha visto come primo relatore il prof. Ernesto Galli Della Loggia, editorialista del Corriere della sera, il quale ha tracciato il ritratto delle formazioni autonome: patriottiche, antitotalitarie ed in particolare anticomuniste, spesso permeate di una idealità religiosa, contrarie ad una rottura dell’ordine sociale, formate da militari in servizio. A questo proposito ha rimproverato alla Monarchia di non aver sostenuto queste forze di naturale orientamento monarchico rompendo l’alleanza con l’esercito, lasciando spazio ai partiti antagonisti dell’Italia precedente. Della Loggia ha trattato poi i problemi del ricordo sottolineando come subito dopo la guerra abbiano perso la partita politica e della memoria rimanendo circoscritte all’ambito locale.
Il prof. Paolo Pezzino dell’Università di Pisa ha trattato la particolare situazione delle formazioni toscane sulle Alpi Apuane che seppero creare una zona protetta ove i partigiani venivano curati e trovavano sicuro rifugio mentre la singolare figura di Edgardo Sogno “Franchi” è stata presentata del prof. Massimo de Leonardis dell’Università Cattolica di Milano.
Roberto Tirelli ha illustrato invece gli ideali dell’Osoppo che sono passati attraverso alcuni momenti di confronto sia con i garibaldini sia con gli sloveni per trovare dolorosa e gloriosa consacrazione nel sacrificio dei 17 martiri del gruppo di Bolla alle malghe ed al Bosco Romagno.
Le straordinarie (e purtroppo quasi sconosciute) vicende della brigata abruzzese della Maiella nata per difendere la “roba” per poi continuare la guerra a fianco delle truppe polacche del generale Anders e pronta ad intervenire anche in Friuli a fianco dell’Osoppo, sono state illustrate con ricca documentazione dal prof. Marco Patricelli.
Nel pomeriggio, con il dott. Tommaso Piffer a moderare il dibattito, si è parlato della resistenza cattolica a Vicenza (relatore il prof. Francesco Tessarolo), del gruppo Martini Mauri (a cura del dott. Giampaolo De Luca), della formazione dei fratelli Di Dio (dott. Paolo Rossetti), delle bresciane Fiamme Verdi (prof. Roberto Tagliani) mentre a cura del dott. Fabio Verardo sono stati ricordati tre giovani osovani caduti: Gian Carlo Marzona, Renato Del Din e Ferdinando Tacoli.
Domenica 7 febbraio a Faedis nonostante la pioggia battente si riunita una grande folla per l’omaggio ai caduti e, nella sala consiliare, per il saluto del Sindaco Claudio Zani, che ha ricordato l’importanza delle malghe come testimonianza storica e di Roberto Volpetti, sempre a nome di Marzona, che ha ribadito la posizione dell’Associazione su alcune tematiche riguardanti la custodia della memoria nei luoghi del sacrificio. Fra i presenti, gli assessori regionali Gianni Torrenti e Cristiano Shaurli, il Presidente del Consiglio provinciale Fabrizio Pitton, numerosi consiglieri regionali guidati dal Presidente dell’Assemblea regionale Franco Iacop, molti sindaci, esponenti della politica e della cultura.
Nella chiesa di Canebola don Gianni Arduini, presidente della Casa dell’Immacolata, ha celebrato la S. Messa per il suffragio dei caduti ricordando i valori della pace. Dopo il sacro rito il figlio del Presidente Marzona, avvocato Lorenzo, ha letto un toccante messaggio del padre. Ha portato quindi il suo saluto il senatore Franco Marini, mentre l’orazione ufficiale è stata tenuta dal prof. Massimo de Leonardis che ha trattato l’argomento “Porzus” con parole chiare ed esplicite mettendo in giusta luce tutta la vicenda e le responsabilità di esecutori e mandanti. Al termine uno studente ha letto ai presenti il testo del discorso del già Presidente Napolitano a Faedis che chiude con chiarezza ogni polemica passata, presente e futura e riconosce l’eroismo patriottico di Bolla e dei suoi uomini.
Il capannone di Mario Bertoni quanto mai provvido per il maltempo ha infine ospitato un momento di sincera fratellanza in nome dell’Osoppo con la presenza di oltre 300 persone.
Roberto Tirelli
Mercoledì 19 aprile è stato presentato alla Casa della Memoria di Milano il libro di Matteo Forte, “Porzus e la resistenza patriottica”: ospiti d’eccezione l’ex sindaco Giuliano Pisapia, Stefano Parisi e Roberto Volpetti della Associazione Partigiani Osoppo e della Federazione Italiana Volontari della Libertà.
Come hanno raccontato Forte e Volpetti, l’eccidio di Porzûs ha una storia complicata ed è ancora oggi oggetto di controversie. Le divergenze tra le formazioni osovane di ispirazione patriottica e il IX° Korpus (l’esercito di liberazione jugoslavo comandato da Tito) divennero sempre più profonde, tra accuse di tradimento e collaborazionismo con i tedeschi, finché la tensione culminò nella strage di Porzus: i comunisti, guidati dal comandante Toffanin, uccisero in tutto diciassette membri del gruppo rivale, tra cui una donna tenuta prigioniera dalle Osoppo. Tra le vittime ci furono anche Francesco De Gregori, zio del cantautore, e Guido Pasolini, fratello minore dello scrittore e regista. Non si è mai scoperto chi fossero i mandanti della strage. Toffanin fu condannato all’ergastolo, ma fuggì dall’Italia e morì in Slovenia.
Prendendo spunto da questa vicenda, Giuliano Pisapia ha sviluppato una riflessione sulla necessità di riscoprire la natura multiforme della resistenza e il contributo alla liberazione da parte di gruppi diversi, non solo comunisti. Come racconta Forte nel suo libro, le Brigate Osoppo utilizzavano metodi non condivisi da altre formazioni partigiane: promuovevano lo scambio di prigionieri con la mediazione della Curia, ricorrevano alla violenza solo come estrema ratio e progettavano una democrazia in cui ci fosse spazio per ogni formazione.
Basandosi sul confronto con il passato, secondo Stefano Parisi oggi la politica è degenerata perché non è stata in grado di traslare i valori della resistenza partigiana in un progetto di pacificazione nazionale: il nostro panorama politico è molto frammentato, diviso tra fazioni che si combattono a vicenda delegittimando l’avversario, avendo perso il senso civico e il rispetto verso le istituzioni. Guardare alla vicenda di Porzûs deve servire a ricordare la necessità di superare le divergenze perché gli strumenti possono essere diversi, ma l’obiettivo finale deve essere condiviso da tutti. Soprattutto in un momento storico in cui c’è bisogno di un solido senso d’identità nazionale che non si pieghi ai nuovi emergenti movimenti estremisti.
“Ripercorrendo le vicende e le scelte di Pietro Maset “Maso”, capiamo meglio come la Resistenza ed i valori di libertà e democrazia che l’hanno ispirata, abbiano un profondo significato anche oggi: in una fase delicata e complessa della storia dell'Italia repubblicana, segnata dalla crescente frammentazione del tessuto sociale, è un punto di riferimento vitale pensare che dei giovani meno che ventenni, nati e cresciuti durante il fascismo, frastornati dalla sua propaganda, abbiano saputo guardare nella propria coscienza ed abbiano deciso di abbattere la schiavitù, la dittatura, per instaurare la libertà e la democrazia, nel disorientamento generale e nel crollo di ogni riferimento istituzionale.”
Questo uno dei passi della orazione tenuta dal presidente nazionale della FIVL, il prof. Francesco Tessarolo, nel corso della cerimonia commemorativa che si è tenuta a Scomigo di Conegliano, luogo di nascita di Pietro Maset, “Maso” medaglia d’oro al valor militare, rimasto ucciso in uno scontro a fuoco con i tedeschi il 12 aprile 1945 pochi giorni prima della fine della guerra.
Così ha proseguito Tessarolo: “Leggendo nel profondo della loro coscienza, queste persone seppero capire che c’è un bene comune che vale più del bene del singolo, che prima del dibattito democratico, segnato dall'inevitabile divergenza delle visioni del mondo, occorre presupporre sempre la logica del riconoscimento reciproco, del rispetto della libertà altrui e del pluralismo.”
Il ricordo di Maso, così come quella di molti altri volontari della Libertà, seppur trascorsi settantadue anni, costituisce un insegnamento tutt’ora valido e quanto mai attuale: non sono venuti meno i motivi per un impegno personale per il bene comune, anzi il disagio ed il malessere di questi anni ci indicano che la riscoperta del bene comune è essenziale per mantenere i valori della democrazia, della libertà e dello stesso benessere sociale.
All’intervento del Presidente Tessarolo è seguito quello del sindaco di Conegliano Floriano Zambon il quale ha ricordato il forte legame della comunità coneglianese con la figura di Maso.
Settant'anni fa, nel 1947, un gruppo di partigiani combattenti nelle file dell'Osoppo, decise di fondare una associazione autonoma che conservasse i veri valori della guerra di liberazione. Nacque allora la Associazione Partigiani Osoppo che il 16 e 17 settembre ha ricordato questo significativo anniversario con una serie di eventi. Sabato 16 nel pomeriggio delegazioni dell'A.P.O hanno visitato i luoghi e i cimiteri del Friuli per rendere omaggio ai caduti ed ai comandanti osovani. Alla sera in Faedis si è tenuto un concerto bandistico con inni patriottici e folkloristici della Banda verde azzurra di Galliate (Novara) espressione della cooperativa partigiana fondata da uno dei più illustri comandanti di unità combattenti di ispirazione cattolica, il futuro ministro Marcora. L'esecuzione è stata di alto valore musicale ed ha rafforzato l'amicizia fra le due formazioni entrambe aderenti alla FIVL.
Domenica 17 un commovente omaggio ai caduti nelle malghe di Porzus ha iniziato la giornata con l'intervento di numerose autorità, sindaci e tante persone. In malga per la prima volta un corpo bandistico vi è salito eseguendovi l'inno nazionale ed è stata proprio la formazione verde azzurra di Galliate.
Nella chiesa parrocchiale di Attimis don Claudio Snidero, parroco di Madone di Mont in Argentina, ha concelebrato la S. Messa ricordando i partigiani emigrati all'estero dopo la guerra e la figura di don Vito Ferini, già parroco di Attimis come don Zani fondatore dell'Osoppo. Dopo il sacro rito ha porto il saluto del Presidente dell'Associazione Cesare Marzona, il figlio Lorenzo che ha riferito ai presenti il messaggio del padre impossibilitato ad intervenire a causa degli acciacchi dell'età. Il vice Presidente Volpetti ha poi percorso l'itinerario storico delle celebrazioni.
Ha preso di seguito la parola il sindaco di Attimis con un considerevole intervento sui valori della resistenza e del ricordo che deve permanere anche oggi. Sono intervenuti a portare il loro saluto la vicesindaco di Galliate, che ha ricordato la figura di Guido Pasolini, il sindaco di Udine Honsell, e l'onorevole Gigli. Per la Provincia è intervenuto il vice Presidente Franco Mattiussi, presente con il consigliere Dri.
Ha chiuso con il saluto della Regione il Presidente del Consiglio Regionale Franco Jacop, anche a nome del vice Presidente Cargnelutti, che in particolare ha ricordato l'accordo con l'APO per la gestione delle malghe di Porzus e la figura di Marino Silvestri, comandante della Julio. Al termine della giornata è stata scoperta una lapide commemorativa di uno del fondatori della Osoppo Friuli, Manlio Cencig (nome di battaglia Mario) per merito del quale Attimis può essere a tutti gli effetti considerata sin dall'autunno 1943, a patria dell'Osoppo. A scoprire la targa il figlio ed il nipote.
Alle varie cerimonie erano presenti il questore Cracovia, il Presidente dell'AVL di Treviso Giorgio Prati con i rappresentanti di alcune sezioni con le loro bandiere, sindaci, rappresentanti delle istituzioni.
L’Associazione Partigiani Osoppo ha scelto l’ormai tradizionale cerimonia di omaggio ai Caduti del Bosco Romagno per concludere le celebrazioni del settantesimo anniversario della Liberazione ed in tale occasione consegnare ai 37 “fazzoletti verdi” superstiti la medaglia fatta coniare dal Ministero della Difesa.
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Domenica 19 aprile sono apparse sul quotidiano "Avvenire" le due interviste raccolte dal giornalista Angelo Picariello: la prima è dell’onorevole Luciano Violate, mentre la seconda è dello storico Francesco Perfetti.
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