L’iniziativa assunta nel 2008 dalla Camera dei Deputati unanimemente per conferire al complesso delle Malghe di Porzus lo statuto di Monumento nazionale (attualmente -secondo le nuove norme del Codice dei Beni culturali- “sito di interesse storico-culturale”) sancisce il superamento, nell’identità unitaria dell’Italia d’oggi, delle radici di quell’eccidio in cui precipitarono, in un torbido groviglio, feroci ideologismi di una parte, con calcoli e pretese di dominio di una potenza straniera a danno dell’Italia, in una zona martoriata come quella del confine orientale del nostro Paese.
Le ragioni, quelle palesi e quelle occulte, per le quali dei partigiani garibaldini, membri di una formazione legata al Partito Comunista Italiano, uccisero altri partigiani, della formazione Osoppo, ci paiono oggi incomprensibili, tanto sono lontane l’asprezza e la ferocia degli scontri di quegli anni e la durezza di visioni ideologicamente totalitarie. Ne fu certo questo – occorre ribadirlo con forza – il carattere fondamentale della Resistenza italiana, che seppe mantenere uno spirito unitario e condusse con comune impegno la lotta contro il nazismo ed il fascismo repubblichino