A vent’anni dalla scomparsa del sen. Taviani

Lo scorso 18 giugno, è ricorso il 20° Anniversario della scomparsa del Senatore Paolo Emilio Taviani, che fu presidente della nostra Federazione per ben ventinove anni, dal 1972 al 2001.

In sua memoria il Museo storico della Liberazione di Via Tasso, a Roma, del quale Taviani fu nominato presidente nel 1987, ha promosso un interessante incontro on-line, che si è tenuto domenica 20 giugno alle ore 10.30 e del quale è disponibile un ampio estratto.

Sarebbe riduttivo riassumere in poche righe la vicenda umana, istituzionale e politica del Senatore Taviani, scegliamo quindi di ricordarlo attraverso le sue stesse parole, quelle che pronunciò il 27 ottobre 1974 nella sede del Movimento Europeo in Roma in occasione del primo Consiglio Federale indetto dopo la sua elezione a Presidente.

In apertura della sua prima relazione da Presidente F.I.V.L. al Consiglio, indicando quale compito della Federazione l’esercizio della testimonianza attiva, così si espresse:

Noi siamo qui, reduci delle Autonome, delle Fiamme Verdi, Garibaldini, Giustizia e Libertà, Matteotti, Brigate del Popolo, partigiani dei monti, gappisti e sappisti. E rivendichiamo per tutti non privilegi e onori, ma il rispetto e la riverenza che sono dovuti ai nostri morti, ai torturati, ai mille e mille sacrifici sopportati con noi dalle nostre spose, dalle nostre mamme, dai nostri piccoli figli.

[…] Si è detto che vogliamo mantenere divisa la Nazione. Nulla di più falso. La Patria – la sua unità, la sua libertà, la sua indipendenza – è il primo e massimo dei nostri pensieri. Ma proprio perché amiamo e serviamo la Patria, cioè il popolo italiano, non possiamo dimenticare che nella vita di un popolo, come del resto in quella dei singoli, ci sono momenti in cui si decidono non mesi e anni, ma un’intera esistenza. Talvolta l’esistenza di parecchie generazioni. È l’ora della verità. L’8 settembre 1943 scattò in Italia l’ora della verità. Ciascuno scelse la via: spesso da solo, solo con la propria coscienza. Allora iniziò la nostra resistenza contro un oppressore condannato dalla convinzione morale di tutto un popolo, prima ancora che dal corso degli eventi. E allora prese sostanza e vita la fede in una nuova Italia, in un nuovo compito per il popolo italiano.

Poi vennero le lunghe veglie di montagna, le attese clandestine, le battaglie, la guerriglia, le deportazioni, le torture, le stragi, i mille crimini e le mille brutalità. Ma venne anche il sacrificio, il martirio, l’eroismo. Ecco ciò che non possiamo, che non vogliamo e non dobbiamo dimenticare. E vogliamo e dobbiamo ricordarlo con i fatti, prima che con le parole.

Di Paolo Emilio Taviani, riportiamo infine una breve:

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