La Repubblica, il più bel fiore della Resistenza

Oggi, 2 giugno, si celebra la Festa della Repubblica.

Sono trascorsi 77 anni da quel giorno del 1946, quando il popolo italiano, chiamato a esprimersi col voto, scelse di darsi delle istituzioni democratiche e determinò la decisione irreversibile di cancellare la monarchia e di fare dell’Italia una repubblica.

In quello stesso giorno fu anche eletta l’Assemblea Costituente che, dal 28 giugno 1946 al 22 dicembre 1947, discusse, scrisse, corresse, votò e approvò definitivamente quella che da più parti è definita una delle più belle costituzioni democratiche del mondo, la Costituzione della Repubblica italiana, che proprio quest’anno compie – come la nostra Federazione – settantacinque anni.

Abbiamo da poco celebrato un partecipato e festoso 25 Aprile, al quale oggi segue una altrettanto festosa celebrazione del 2 Giugno. Nonostante il passare degli anni e malgrado i distinguo o le narrazioni di tono revisionista, il filo dei valori, delle speranze, dell’impegno morale e materiale a costruire una nuova Italia che legò la Liberazione dell’aprile 1945 alla proclamazione della Repubblica del giugno 1946 e all’entrata in vigore della Costituzione del gennaio 1948 è ancora forte e solido, impossibile da sciogliere o da allentare.

Per questo, anche la nostra Federazione è in festa, felice di celebrare l’appartenenza, da 77 anni, a una Patria libera, perché liberata dalla dittatura nazifascista; repubblicana, per volontà della maggioranza delle italiane e degli italiani che votarono e scelsero di non essere più suddite o sudditi, ma cittadine e cittadini; democratica, parlamentare, unita e solidale, perché si diede una Costituzione che fissò quei cardini valoriali e quelle forme della rappresentanza popolare in una prospettiva di equilibrio e di bilanciamento dei poteri, ponendo i diritti prepolitici della persona umana come valori irrinunciabili e intangibili, imponendo alla Repubblica – che siamo anche noi – il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, come ci ricorda il secondo comma dell’art. 3.

Le nostre madri e i nostri padri, che con voce comune – nobilissima, peraltro – chiamiamo partigiane e partigiani rivendicavano per sé altri due epiteti: quello di ribelli, perché s’erano ribellati (a rischio e a costo della loro vita) per riconquistare per sé e per noi la libertà e la dignità, e quello di patrioti, a sottolineare che quella incarnata dal fascismo mussoliniano del ventennio e, ancor più, quella impersonata dalla filonazista Repubblica di Salò, non erano delle “patrie”, ma dei regimi, nei quali l’assenza di libertà, di democrazia, di giustizia, di solidarietà e di rispetto per tutte e per tutti non consentiva al popolo italiano di riconoscersi e di sentirsi unito, accolto, solidale, rispettato e compreso.
Settantasette anni dopo, è ancora attuale il compito di contribuire a costruire la Patria – che non è una parola d’ordine nazionalista o fascista, ma è parola nostra, che viene dalla nostra storia, la storia dei Volontari e delle Volontarie per la Libertà – con lo stesso slancio democratico, pluralista, accogliente, rispettoso, giusto, onesto e libero.

Per questa nostra Repubblica italiana, che oggi compie 77 anni, chiediamo allora ciò che chiedeva nel 1944 il beato Teresio Olivelli nella sua Preghiera del Ribelle: “una vita generosa e severa”.

Che questo 2 giugno ci faccia davvero riscoprire l’impegno per un’Italia generosa e severa, libera e democratica come la sognavano i nostri fondatori, per conto dei quali proviamo, pur con tutti i nostri limiti, a custodire e tener accesa la fiaccola della Memoria.

Buona Festa della Repubblica!

Roberto Tagliani, Presidente FIVL

 

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